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Progressione della malattia parodontale
Progressione della malattia parodontale

La parodontologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della prevenzione e della cura delle patologie dei tessuti molli del cavo orale ed in particolare dei tessuti che ricoprono e circondano la corona dentale (gengiva) e dei tessuti deputati al supporto della radice dei denti: legamento parodontale, cemento radicolare ed osso alveolare (parodonto).

La patologia infiammatoria della gengiva, che prende il nome di “gengivite”, ha generalmente un’origine batterica. I batteri coinvolti sono quelli normalmente presenti nella placca dentale ed il quadro patologico si determina quando, per un deficit di igiene orale, si forma un eccesso di placca e tartaro (igiene orale) a livello del colletto dentale.

Esistono, inoltre, importanti fattori predisponenti: malattie metaboliche (tipicamente il diabete mellito scompensato) e soprattutto fumo di sigaretta che possono accelerare ed aggravare  i processi infiammatori gengivali.

La sintomatologia della gengivite batterica è generalmente modesta e subdola (il dolore è generalmente assente) ma ci sono segni caratteristici che denunciano la sua presenza: iperemia (arrossamento) ed edema (gonfiore) con sanguinamento spontaneo e/o procurato dalle manovre di igiene orale domiciliare e/o alito cattivo inspiegabile e persistente (alitosi). In mancanza di un idoneo trattamento, il processo infiammatorio responsabile della gengivite può coinvolgere anche i tessuti parodontali con l’instaurazione di una malattia parodontale (parodontite).

La parodontite cronica dell’adulto rappresenta una delle cause più importanti della perdita dei denti ed è molto diffusa nella popolazione mondiale. Secondo i dati pubblicati dalla Società Italiana Di Parodontologia (la più importante società scientifica italiana che si occupa dei problemi parodontali), circa il 60-70% degli adulti italiani è affetto da malattia parodontale e di questi il 10-14% ha una forma di malattia avanzata o grave. L’incidenza è maggiore nell’intervallo di età compreso tra i 35 ed i 44 anni anche se nel 7-8% dei casi la malattia compare in età giovanile ed è molto diffusa anche in età avanzata. L’osso alveolare, soprattutto a livello interdentale, si riassorbe e viene sostituito da un tessuto infiammatorio cronico con la formazione di “tasche parodontali” dove la placca prolifera e si organizza, per impossibilità di detersione efficace, in grosse concrezioni di tartaro che divengono sede di batteri patogeni. Anche in presenza di una parodontite il quadro sintomatologico rimane generalmente modesto, con leggero aggravamento della sintomatologia infiammatoria tipica della gengivite, in assenza di dolore.

La progressione della malattia è generalmente lenta con saltuari episodi di infezione localizzata (ascessi parodontali) in concomitanza di periodi di generale riduzione delle difese immunitarie. L’evoluzione del quadro patologico, però, può essere accelerata da malocclusioni e parafunzioni orali. Nei casi non trattati, si determina una progressiva perdita di stabilità dentale che porta inesorabilmente alla perdita degli elementi interessati. La parodontite non trattata, inoltre, comporta il rischio di complicanze sistemiche. Recenti studi epidemiologici hanno dimostrato, infatti, che esistono correlazioni tra malattia parodontale, diabete mellito e complicanze della malattia aterosclerotica (infarto del miocardio ed ictus cerebrale) in relazione a possibili immissioni in circolo di batteri (batteriemie) e tossine batteriche dai siti affetti da gengivite e, soprattutto, dalle tasche parodontali. Anche alcune malattie cardiache (valvulopatie e fibrillazione atriale) si possono aggravare per insorgenza di endocarditi determinate da batteriemie di origine parodontale. Altri studi epidemiologici hanno dimostrato, inoltre, che la malattia parodontale è un possibile fattore di rischio per le gravidanze pre-termine, a causa del possibile passaggio di batteri a livello placentare, e potrebbe giocare un ruolo anche nell’infertilità femminile e nella disfunzione erettile nell’uomo.

Oltre alle gengiviti batteriche sono possibili, ma molto più rare, gengiviti da cause fisiche (ustioni), allergiche ed anche ormonali. L’aumento degli ormoni sessuali, androgeni, estrogeni e progesterone, infatti, possono determinare, durante la pubertà e soprattutto durante la gravidanza, l’insorgenza di gengiviti iperplastiche (epulidi) che generalmente si risolvono spontaneamente con la risoluzione dello squilibrio ormonale o la fine della gravidanza. Lo sviluppo di un’epulide può determinare periodici sanguinamenti locali “post-traumatici” (durante la masticazione) che, generalmente,  si risolvono spontaneamente e solo in casi eccezionali richiedono interventi chirurgici d’urgenza.

Esistono, inoltre, recessioni (retrazioni) gengivali che abitualmente si evidenziano a livello vestibolare (esterno) del colletto dentale per cause non infiammatorie. Queste recessioni sono generalmente secondarie a traumi dentali dovuti a malocclusioni e/o parafunzioni orali (serramento, bruxismo) ed eventuale spazzolamento dentale incongruo (orizzontale) con l’eventuale utilizzo di paste dentifricie abrasive. La retrazione gengivale può determinare un’ipersensibilità dentinale (caldo-freddo) a causa della “scopertura” di una parte di dente (radice) non protetta dallo smalto. Molto spesso, inoltre, si accompagna a lesioni dentali cervicali non cariogene che prendono il nome di LCNC (lesioni cervicali non cariose o “rizolisi cervicali” (conservativa).

PREVENZIONE E TERAPIA DELLE GENGIVITI E DELLE RETRAZIONI GENGIVALI NON INFIAMMATORIE

La prevenzione della gengivite si basa su una corretta igiene orale domiciliare associata ad una corretta alimentazione (evitare l’assunzione di bevande e cibi, soprattutto ad alto contenuto di zuccheri, tra i pasti principali). E’ indispensabile, inoltre, eliminare tutti i fattori che possono favorire l’accumulo della placca e la difficoltà della sua rimozione mediante spazzolamento. Le ricostruzioni dentali e le protesi incongrue, quindi, dovranno essere rimosse e sostituite con manufatti idonei.

Un’accurata igiene domiciliare, però, non è sufficiente, da sola, ad evitare l’organizzazione della placca e la conseguente formazione di tartaro. Per un’efficace prevenzione della gengivite è necessario, quindi, ricorrere ad una periodica detartrasi professionale con strumenti manuali (curettes) e con idonea strumentazione ultrasonica piezoelettrica. Nel nostro studio si utilizza routinariamente anche una speciale apparecchiatura “air-flow” che, creando una miscela di aria, acqua e particolari polveri (glicina ed eritritolo), determina la completa rimozione della placca e di eventuali residui di tartaro a livello del colletto dentale (igiene orale).

In presenza di una gengivite il trattamento è conservativo e prevede un’accurata  detartrasi sotto copertura antibiotica (eventualmente in più sedute) associata a sciacqui orali con un collutorio a base di sostanze antisettiche (generalmente Clorexidina al 2%).

La prevenzione delle retrazioni gengivali non infiammatorie prevede l’eliminazione o la riduzione dell’entità dei traumi dentali dovuti a malocclusioni e/o parafunzioni orali (serramento, bruxismo) e l’istruzione per un corretto spazzolamento dentale domiciliare (verticale e non orizzontale) senza utilizzo di paste dentifricie abrasive.  Il trattamento delle lesioni particolarmente importanti è  chirurgico e, per essere efficace, predicibile e duraturo, deve essere essere eseguito da uno Specialista in Chirurgia Orale.

Si possono eseguire tre tipi di intervento: lembi peduncolati, innesti gengivali liberi, e tecniche bilaminari che consistono nell’unione delle prime due tecniche. I lembi peduncolati prevedono un’incisione della gengiva nei pressi del dente da trattare in modo da creare un lembo (porzione) di tessuto che possa essere mobilizzato e successivamente stabilizzato con sutura microchirurgica per ricoprire la radice scoperta. Gli innesti gengivali liberi, invece, sono  dei piccoli “autotrapianti” (caso clinico 1) che consistono nel prelievo di una piccola porzione di gengiva aderente, generalmente dalle zone laterali del palato, ed il loro innesto a livello della zona radicolare scoperta. Infine, le tecniche bilaminari, che noi preferiamo, prevedono la realizzazione di lembi peduncolati al di sotto dei quali viene inserito del tessuto gengivale connettivale (privo della parte esterna epiteliale) prelevato dal palato. La percentuale di successo di queste tecniche è elevata con la possibilità di ricopertura radicolare completa nei casi in cui il livello dell’osso a livello interprossimale (tra denti adiacenti, al di sotto della papilla dentale) sia conservato.

Tutti questi interventi sono assolutamente indolori (vengono eseguiti in anestesia locale) e nel post-operatorio non determinano gonfiore, dolore o discomfort eccessivo (solo lieve indolenzimento locale trattabile con i comuni farmaci antidolorifici ed alimentazione con cibi non traumatici e non caldi per qualche giorno).

PREVENZIONE DIAGNOSI E TRATTAMENTO DELLE PARODONTOPATIE

La prevenzione delle parodontopatie comporta una scrupolosa igiene orale, domiciliare e professionale, mentre la diagnosi delle patologie in atto si basa su due capisaldi: la visita parodontale e il full radiografico endorale.

La visita parodontale, che deve essere eseguita sempre dopo un’accurata seduta di detartrasi professionale, comporta un’attenta raccolta dei dati anamnestici e sintomatologici ed un accurato esame obiettivo della mucosa orale e degli elementi dentali. Si esegue, quindi, il sondaggio parodontale, con l’ausilio di una speciale sonda graduata, per valutare, in base a specifici indici (BOP bleeding on probing e PlI Plaque Index) la presenza di placca e/o sanguinamento gengivale e determinare la mobilità dentale e l’eventuale presenza di tasche parodontali e/o recessioni gengivali secondo il PSR (Periodontal Screening and Recording). I dati raccolti vengono inseriti in un’apposita cartella parodontale, indispensabile per la definizione della diagnosi, che viene ripetuta ai controlli per la valutazione della validità degli interventi terapeutici ed il monitoraggio dell’evoluzione della patologia nel tempo.

La visita parodontale viene completata da un “full radiografico endorale” che comporta l’esecuzione di radiografie endorali in corrispondenza di ogni singolo dente. Le immagini vengono opportunamente assemblate in modo da ottenere una visione parodontale globale e definire il livello di patologia a livello di entrambe le arcate dentali.

In casi particolarmente gravi (parodontite aggressiva) è, inoltre, necessario integrare gli accertamenti routinari con specifici test microbiologici sui fluidi presenti a livello gengivale e/o della tasca parodontale ed esami immunologici sul sangue per una più precisa definizione diagnostico-terapeutica.

In caso di  patologie non particolarmente aggressive (Parodontite Cronica dell’Adulto) il trattamento iniziale prevede: accurata detartrasi superficiale, sedute di “scaling” (rimozione della placca e del tartaro all’interno delle tasche parodontali), “rootplaning” (levigatura radicolare con rimozione del cemento radicolare infetto) e “curettage” (rimozione dei tessuti molli infetti presenti all’interno della tasca) in anestesia locale. Nel nostro studio queste procedure vengono eseguite esclusivamente da personale laureato specificamente addestrato e la bonifica delle tasche parodontali viene completata utilizzando un apparecchiatura “air flow” che utilizza inserti e polveri (glicina ed eritritolo) specificamente studiati a tale scopo.

Alla fine delle sedute previste dal piano di trattamento, si procede alla rivalutazione clinica e radiografica dello stato parodontale e solo in presenza di un riassorbimento osseo tale da determinare tasche parodontali profonde più di 4 millimetri si ricorre alla parodontologia chirurgica, che prevede interventi idonei ad arrestare il riassorbimento osseo ed, eventualmente, ottenere una “restitutio ad integrum” del tessuto andato perduto. Gli interventi chirurgici, eseguiti esclusivamente da uno  Specialista in Chirurgia Orale, sono di tre tipi: curettage a cielo aperto, chirurgia ossea resettiva e rigenerazione tissutale guidata.

Il curettage a cielo aperto consiste in un trattamento di scaling, rootplaning e curettage dopo aver esposto chirurgicamente le tasche parodontali mediante piccole incisioni a livello delle papille dentali ed operato un modesto scollamento della gengiva interessata al processo patologico (lembo di Widmann modificato).

La chirurgia ossea resettiva prevede un approccio chirurgico ed un trattamento delle tasche parodontali uguale a quello che si esegue nel curettage a cielo aperto a cui si associa la rimozione mirata di un piccolo quantitativo di osso alveolare periradicolare. Lo scopo di questa osteotomia mirata è quello di ristabilire i normali rapporti fisiologici tra osso e gengiva, eliminando o riducendo significativamente la profondità delle tasche parodontali. Questo tipo di intervento è molto efficace a livello sintomatico ed interviene positivamente anche nell’evoluzione della patologia parodontale. Comporta, però, una recessione (abbassamento) gengivale inaccettabile nelle regioni estetiche (anteriori). Inoltre, la perdita di supporto osseo può impedire, anche nei settori posteriori, l’eventuale utilizzo degli elementi dentali come pilastri protesici.

In questi casi l’intervento d’elezione è la rigenerazione tissutale guidata che, in casi selezionati, consente di ricostituire il tessuto osseo parodontale con l’utilizzo di particolari biomateriali (membrane e sostanze osteoinduttive) mediante interventi assolutamente indolori e privi di complicanze post-operatorie.

Progressione della malattia parodontale
Progressione della malattia parodontale

La parodontologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della prevenzione e della cura delle patologie dei tessuti molli del cavo orale ed in particolare dei tessuti che ricoprono e circondano la corona dentale (gengiva) e dei tessuti deputati al supporto della radice dei denti: legamento parodontale, cemento radicolare ed osso alveolare (parodonto).

La patologia infiammatoria della gengiva, che prende il nome di “gengivite”, ha generalmente un’origine batterica. I batteri coinvolti sono quelli normalmente presenti nella placca dentale ed il quadro patologico si determina quando, per un deficit di igiene orale, si forma un eccesso di placca e tartaro (igiene orale) a livello del colletto dentale.

Esistono, inoltre, importanti fattori predisponenti: malattie metaboliche (tipicamente il diabete mellito scompensato) e soprattutto fumo di sigaretta che possono accelerare ed aggravare  i processi infiammatori gengivali.

La sintomatologia della gengivite batterica è generalmente modesta e subdola (il dolore è generalmente assente) ma ci sono segni caratteristici che denunciano la sua presenza: iperemia (arrossamento) ed edema (gonfiore) con sanguinamento spontaneo e/o procurato dalle manovre di igiene orale domiciliare e/o alito cattivo inspiegabile e persistente (alitosi). In mancanza di un idoneo trattamento, il processo infiammatorio responsabile della gengivite può coinvolgere anche i tessuti parodontali con l’instaurazione di una malattia parodontale (parodontite).

La parodontite cronica dell’adulto rappresenta una delle cause più importanti della perdita dei denti ed è molto diffusa nella popolazione mondiale. Secondo i dati pubblicati dalla Società Italiana Di Parodontologia (la più importante società scientifica italiana che si occupa dei problemi parodontali), circa il 60-70% degli adulti italiani è affetto da malattia parodontale e di questi il 10-14% ha una forma di malattia avanzata o grave. L’incidenza è maggiore nell’intervallo di età compreso tra i 35 ed i 44 anni anche se nel 7-8% dei casi la malattia compare in età giovanile ed è molto diffusa anche in età avanzata. L’osso alveolare, soprattutto a livello interdentale, si riassorbe e viene sostituito da un tessuto infiammatorio cronico con la formazione di “tasche parodontali” dove la placca prolifera e si organizza, per impossibilità di detersione efficace, in grosse concrezioni di tartaro che divengono sede di batteri patogeni. Anche in presenza di una parodontite il quadro sintomatologico rimane generalmente modesto, con leggero aggravamento della sintomatologia infiammatoria tipica della gengivite, in assenza di dolore.

La progressione della malattia è generalmente lenta con saltuari episodi di infezione localizzata (ascessi parodontali) in concomitanza di periodi di generale riduzione delle difese immunitarie. L’evoluzione del quadro patologico, però, può essere accelerata da malocclusioni e parafunzioni orali. Nei casi non trattati, si determina una progressiva perdita di stabilità dentale che porta inesorabilmente alla perdita degli elementi interessati. La parodontite non trattata, inoltre, comporta il rischio di complicanze sistemiche. Recenti studi epidemiologici hanno dimostrato, infatti, che esistono correlazioni tra malattia parodontale, diabete mellito e complicanze della malattia aterosclerotica (infarto del miocardio ed ictus cerebrale) in relazione a possibili immissioni in circolo di batteri (batteriemie) e tossine batteriche dai siti affetti da gengivite e, soprattutto, dalle tasche parodontali. Anche alcune malattie cardiache (valvulopatie e fibrillazione atriale) si possono aggravare per insorgenza di endocarditi determinate da batteriemie di origine parodontale. Altri studi epidemiologici hanno dimostrato, inoltre, che la malattia parodontale è un possibile fattore di rischio per le gravidanze pre-termine, a causa del possibile passaggio di batteri a livello placentare, e potrebbe giocare un ruolo anche nell’infertilità femminile e nella disfunzione erettile nell’uomo.

Oltre alle gengiviti batteriche sono possibili, ma molto più rare, gengiviti da cause fisiche (ustioni), allergiche ed anche ormonali. L’aumento degli ormoni sessuali, androgeni, estrogeni e progesterone, infatti, possono determinare, durante la pubertà e soprattutto durante la gravidanza, l’insorgenza di gengiviti iperplastiche (epulidi) che generalmente si risolvono spontaneamente con la risoluzione dello squilibrio ormonale o la fine della gravidanza. Lo sviluppo di un’epulide può determinare periodici sanguinamenti locali “post-traumatici” (durante la masticazione) che, generalmente,  si risolvono spontaneamente e solo in casi eccezionali richiedono interventi chirurgici d’urgenza.

Esistono, inoltre, recessioni (retrazioni) gengivali che abitualmente si evidenziano a livello vestibolare (esterno) del colletto dentale per cause non infiammatorie. Queste recessioni sono generalmente secondarie a traumi dentali dovuti a malocclusioni e/o parafunzioni orali (serramento, bruxismo) ed eventuale spazzolamento dentale incongruo (orizzontale) con l’eventuale utilizzo di paste dentifricie abrasive. La retrazione gengivale può determinare un’ipersensibilità dentinale (caldo-freddo) a causa della “scopertura” di una parte di dente (radice) non protetta dallo smalto. Molto spesso, inoltre, si accompagna a lesioni dentali cervicali non cariogene che prendono il nome di LCNC (lesioni cervicali non cariose o “rizolisi cervicali” (conservativa).

PREVENZIONE E TERAPIA DELLE GENGIVITI E DELLE RETRAZIONI GENGIVALI NON INFIAMMATORIE

La prevenzione della gengivite si basa su una corretta igiene orale domiciliare associata ad una corretta alimentazione (evitare l’assunzione di bevande e cibi, soprattutto ad alto contenuto di zuccheri, tra i pasti principali). E’ indispensabile, inoltre, eliminare tutti i fattori che possono favorire l’accumulo della placca e la difficoltà della sua rimozione mediante spazzolamento. Le ricostruzioni dentali e le protesi incongrue, quindi, dovranno essere rimosse e sostituite con manufatti idonei.

Un’accurata igiene domiciliare, però, non è sufficiente, da sola, ad evitare l’organizzazione della placca e la conseguente formazione di tartaro. Per un’efficace prevenzione della gengivite è necessario, quindi, ricorrere ad una periodica detartrasi professionale con strumenti manuali (curettes) e con idonea strumentazione ultrasonica piezoelettrica. Nel nostro studio si utilizza routinariamente anche una speciale apparecchiatura “air-flow” che, creando una miscela di aria, acqua e particolari polveri (glicina ed eritritolo), determina la completa rimozione della placca e di eventuali residui di tartaro a livello del colletto dentale (igiene orale).

In presenza di una gengivite il trattamento è conservativo e prevede un’accurata  detartrasi sotto copertura antibiotica (eventualmente in più sedute) associata a sciacqui orali con un collutorio a base di sostanze antisettiche (generalmente Clorexidina al 2%).

La prevenzione delle retrazioni gengivali non infiammatorie prevede l’eliminazione o la riduzione dell’entità dei traumi dentali dovuti a malocclusioni e/o parafunzioni orali (serramento, bruxismo) e l’istruzione per un corretto spazzolamento dentale domiciliare (verticale e non orizzontale) senza utilizzo di paste dentifricie abrasive.  Il trattamento delle lesioni particolarmente importanti è  chirurgico e, per essere efficace, predicibile e duraturo, deve essere essere eseguito da uno Specialista in Chirurgia Orale.

Si possono eseguire tre tipi di intervento: lembi peduncolati, innesti gengivali liberi, e tecniche bilaminari che consistono nell’unione delle prime due tecniche. I lembi peduncolati prevedono un’incisione della gengiva nei pressi del dente da trattare in modo da creare un lembo (porzione) di tessuto che possa essere mobilizzato e successivamente stabilizzato con sutura microchirurgica per ricoprire la radice scoperta. Gli innesti gengivali liberi, invece, sono  dei piccoli “autotrapianti” (caso clinico 1) che consistono nel prelievo di una piccola porzione di gengiva aderente, generalmente dalle zone laterali del palato, ed il loro innesto a livello della zona radicolare scoperta. Infine, le tecniche bilaminari, che noi preferiamo, prevedono la realizzazione di lembi peduncolati al di sotto dei quali viene inserito del tessuto gengivale connettivale (privo della parte esterna epiteliale) prelevato dal palato. La percentuale di successo di queste tecniche è elevata con la possibilità di ricopertura radicolare completa nei casi in cui il livello dell’osso a livello interprossimale (tra denti adiacenti, al di sotto della papilla dentale) sia conservato.

Tutti questi interventi sono assolutamente indolori (vengono eseguiti in anestesia locale) e nel post-operatorio non determinano gonfiore, dolore o discomfort eccessivo (solo lieve indolenzimento locale trattabile con i comuni farmaci antidolorifici ed alimentazione con cibi non traumatici e non caldi per qualche giorno).

PREVENZIONE DIAGNOSI E TRATTAMENTO DELLE PARODONTOPATIE

La prevenzione delle parodontopatie comporta una scrupolosa igiene orale, domiciliare e professionale, mentre la diagnosi delle patologie in atto si basa su due capisaldi: la visita parodontale e il full radiografico endorale.

La visita parodontale, che deve essere eseguita sempre dopo un’accurata seduta di detartrasi professionale, comporta un’attenta raccolta dei dati anamnestici e sintomatologici ed un accurato esame obiettivo della mucosa orale e degli elementi dentali. Si esegue, quindi, il sondaggio parodontale, con l’ausilio di una speciale sonda graduata, per valutare, in base a specifici indici (BOP bleeding on probing e PlI Plaque Index) la presenza di placca e/o sanguinamento gengivale e determinare la mobilità dentale e l’eventuale presenza di tasche parodontali e/o recessioni gengivali secondo il PSR (Periodontal Screening and Recording). I dati raccolti vengono inseriti in un’apposita cartella parodontale, indispensabile per la definizione della diagnosi, che viene ripetuta ai controlli per la valutazione della validità degli interventi terapeutici ed il monitoraggio dell’evoluzione della patologia nel tempo.

La visita parodontale viene completata da un “full radiografico endorale” che comporta l’esecuzione di radiografie endorali in corrispondenza di ogni singolo dente. Le immagini vengono opportunamente assemblate in modo da ottenere una visione parodontale globale e definire il livello di patologia a livello di entrambe le arcate dentali.

In casi particolarmente gravi (parodontite aggressiva) è, inoltre, necessario integrare gli accertamenti routinari con specifici test microbiologici sui fluidi presenti a livello gengivale e/o della tasca parodontale ed esami immunologici sul sangue per una più precisa definizione diagnostico-terapeutica.

In caso di  patologie non particolarmente aggressive (Parodontite Cronica dell’Adulto) il trattamento iniziale prevede: accurata detartrasi superficiale, sedute di “scaling” (rimozione della placca e del tartaro all’interno delle tasche parodontali), “rootplaning” (levigatura radicolare con rimozione del cemento radicolare infetto) e “curettage” (rimozione dei tessuti molli infetti presenti all’interno della tasca) in anestesia locale. Nel nostro studio queste procedure vengono eseguite esclusivamente da personale laureato specificamente addestrato e la bonifica delle tasche parodontali viene completata utilizzando un apparecchiatura “air flow” che utilizza inserti e polveri (glicina ed eritritolo) specificamente studiati a tale scopo.

Alla fine delle sedute previste dal piano di trattamento, si procede alla rivalutazione clinica e radiografica dello stato parodontale e solo in presenza di un riassorbimento osseo tale da determinare tasche parodontali profonde più di 4 millimetri si ricorre alla parodontologia chirurgica, che prevede interventi idonei ad arrestare il riassorbimento osseo ed, eventualmente, ottenere una “restitutio ad integrum” del tessuto andato perduto. Gli interventi chirurgici, eseguiti esclusivamente da uno  Specialista in Chirurgia Orale, sono di tre tipi: curettage a cielo aperto, chirurgia ossea resettiva e rigenerazione tissutale guidata.

Il curettage a cielo aperto consiste in un trattamento di scaling, rootplaning e curettage dopo aver esposto chirurgicamente le tasche parodontali mediante piccole incisioni a livello delle papille dentali ed operato un modesto scollamento della gengiva interessata al processo patologico (lembo di Widmann modificato).

La chirurgia ossea resettiva prevede un approccio chirurgico ed un trattamento delle tasche parodontali uguale a quello che si esegue nel curettage a cielo aperto a cui si associa la rimozione mirata di un piccolo quantitativo di osso alveolare periradicolare. Lo scopo di questa osteotomia mirata è quello di ristabilire i normali rapporti fisiologici tra osso e gengiva, eliminando o riducendo significativamente la profondità delle tasche parodontali. Questo tipo di intervento è molto efficace a livello sintomatico ed interviene positivamente anche nell’evoluzione della patologia parodontale. Comporta, però, una recessione (abbassamento) gengivale inaccettabile nelle regioni estetiche (anteriori). Inoltre, la perdita di supporto osseo può impedire, anche nei settori posteriori, l’eventuale utilizzo degli elementi dentali come pilastri protesici.

In questi casi l’intervento d’elezione è la rigenerazione tissutale guidata che, in casi selezionati, consente di ricostituire il tessuto osseo parodontale con l’utilizzo di particolari biomateriali (membrane e sostanze osteoinduttive) mediante interventi assolutamente indolori e privi di complicanze post-operatorie.

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